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Le cause del mal di testa

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(Ernesto Codignola)

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Svenimento Ustioni Vaneggiamento Vomito

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MEDICINA - GUIDA MEDICA - IL MEDICO IN CASA

NEVRALGIE

Sono dolori che insorgono lungo il decorso di un nervo periferico e delle sue diramazioni e non sono accompagnati da disturbi della sensibilità.

Le nevralgie hanno cause locali (ferite, compressioni, infiammazioni di organi vicini ecc.) e generali (malattie croniche, intossicazioni, freddo).

Si manifestano ora bruscamente ora con lentezza, hanno durata e intensità variabile e possono ricomparire anche dopo lungo tempo.

Le nevralgie facciali interessano sovente solo la metà del viso. La loro forma più dolorosa è la nevralgia del trigemino che si manifesta periodicamente a carico dell'occhio, della regione sopramascellare e di quella mandibolare.

Le nevralgie brachiali provocano dolori al braccio (più forti verso la spalla che verso la mano), alla spalla, al collo, che si accentuano con il movimento il quale perciò diventa difficile.

Le nevralgie intercostali sono localizzate al livello del torace, lungo le costole: si distinguono da dolori di altra origine (in particolare quelli cardiaci) perché aumentano con l'inspirazione profonda e la tosse.

Spesso particolarmente dolorosa è la nevralgia sciatica: parte da una natica, scende verso la zona posteriore della coscia e della gamba; se si tiene la gamba tesa con il tallone sollevato, il dolore diventa più forte.

Il trattamento generale delle nevralgie è anzitutto il calore: compresse calde, unguenti revulsivi, pennellature di tintura di iodio, applicazione di tessuti di lana. Somministrare aspirina, sopprimere caffè, alcool, tabacco e appena possibile visita medica per curare la causa della nevralgia.

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OCCLUSIONE INTESTINALE

È la chiusura del canale intestinale per cause meccaniche (torsione o invaginamento di un'ansa, ernia strozzata, tumori ecc.) o per cause dinamiche (spasmi intestinali, malattie infettive acute, paralisi intestinale da peritonite acuta, coliche, shock traumatico ecc.). I sintomi sono: dolori improvvisi e diffusi all'addome, meteorismo (accumulo di gas intestinali), stitichezza, vomito prima alimentare, poi biliare, infine fecaloide; in seguito, singhiozzo, caduta della temperatura, urine scarse, polso piccolo e, nelle forme acute, rapidi segni di collasso. Nell'occlusione cronica, i sintomi sono meno netti. Spesso è necessario l'intervento chirurgico, perciò il ricorso al medico e il trasporto in ospedale sono urgenti. Nell'attesa, mettere una borsa di ghiaccio sul ventre, non dare nulla da mangiare e pochissimo da bere, soltanto acqua a piccoli sorsi.

OTITE

È una infiammazione più o meno profonda dell'orecchio, a seconda che si tratti di otite esterna o di otite media. Nei bambini l'otite può essere latente e manifestarsi con sintomi generali; durante il primo biennio di vita, spesso l'otite dell'orecchio medio è indolore e quindi può passare, inosservata, aggravandosi.

L'otite esterna è provocata da irritazioni e infezioni di varia natura (grattamenti, escoriazioni), da piccoli foruncoli del condotto uditivo, ecc. I sintomi sono tumefazione, dolore molto forte che si prolunga verso la mascella e può provocare una leggera sordità; si può avere anche febbre. A volte, dopo qualche giorno, questi segni sono seguiti da una fuoriuscita di pus. Per calmare i dolori e accelerare l'evoluzione dell'otite, compresse caldo-umide sul padiglione dell'orecchio e pastiglie di aspirina. Per prevenire, arrestare o curare la suppurazione, introdurre nell'orecchio striscioline di garza imbevute di antibiotici. Se l'otite non si risolve in pochi giorni, è necessario ricorrere al medico.

L'otite media è situata dietro al timpano e spesso è una complicanza di una infezione naso-faringea.

Il dolore è molto forte, profondo. Si avvertono dei ronzii, la febbre è per lo più intermittente e i sintomi generali sono simili a quelli dell'otite esterna, ma più accentuati. La malattia ha una durata di 10-20 giorni, ma fin dall'inizio è necessario chiedere la visita medica. Nell'attesa, se non vi è suppurazione instillare nel condotto uditivo, ogni 2 ore, alcune gocce di glicerina fenica tiepida, applicare compresse caldo-umide sul padiglione dell'orecchio, somministrare pastiglie di aspirina.

Se invece vi è suppurazione, non fare più uso di glicerina fenica ma lavare l'orificio dell'orecchio con acqua borica e introdurre nel condotto uditivo una strisciolina di garza asciutta o, meglio, imbevuta di antibiotici.

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PERITONITE

Infiammazione del peritoneo che può essere acuta o cronica, circoscritta o diffusa. È dovuta alla presenza di germi che giungono nella cavità peritoneale o dall'esterno (traumi, ferite penetranti dell'addome o del torace) oppure dall'interno (perforazioni di ulcere gastriche, duodenali, dell'appendice) o per via linfatica o sanguigna. La peritonite cronica è spesso di natura tubercolare; quella acuta di origine appendicolare.

I sintomi principali della forma acuta sono forte dolore all'addome, prima circoscritto e poi diffuso, che si accentua alla palpazione ed è massimo in corrispondenza del massimo punto di dolore spontaneo; contrattura prima circoscritta e poi diffusa della parete addominale; vomito, singhiozzo, stitichezza o diarrea, sete intensa, urine scarse; polso filiforme, frequentissimo, respiro frequente e superficiale; febbre dapprima assente, poi a 39°-40°C, in seguito meno forte. Il viso del malato ha un aspetto caratteristico: pallore grigiastro, naso affilato, occhi infossati, smorti, lineamenti fortemente stirati.

La peritonite acuta è una malattia grave, con esito rapidamente mortale se non viene subito curata.

Perciò è di vitale importanza diagnosticarla all'inizio: il sintomo principale è la contrattura dei muscoli addominali, nettamente percepibile in modo circoscritto o diffuso dallo stesso malato e ponendo il palmo della mano sull'addome. La terapia consiste nell'intervento chirurgico d'urgenza. In attesa del trasporto in ospedale, mettere una borsa di ghiaccio sull'addome del peritonitico, non somministrargli cibi né bevande (umettare soltanto le labbra con acqua) e tanto meno purganti o clisteri. La cura chirurgica dell'appendicite è il sistema migliore per la prevenzione di una eventuale peritonite che potrebbe insorgere all'improvviso.

PUNTURE DI INSETTI

Cioè di zanzare, api, vespe, calabroni ecc. Se sul punto colpito è rimasto infisso il pungiglione, estrarlo con cautela mediante una pinzetta per non premere la vescicola del veleno che va tolta per prima. Per combattere il dolore, il bruciore e il prurito, impacchi freddi di aceto o di ammoniaca diluiti oppure applicazioni di foglie fresche, petali di fiori, patate crude, limone. Se la puntura è sulle labbra o nella bocca (nella gola, può provocare accessi di soffocazione: gargarismi con acqua molto salata, immediato trasporto in ospedale) si può ricorrere a miele, zucchero, olio, grasso, bicarbonato di sodio. Se si manifestano sintomi generali (costrizione del laringe, angoscia, nausea, respiro e polso frequenti, pallore, sudore) somministrare caffè forte e provvedere per il ricovero urgente in ospedale. Le punture di insetti, anche se lievi, vanno attentamente sorvegliate perché talvolta provocano infezioni locali.

Per evitare di essere punti da api o da vespe, bisogna non avvicinarsi troppo ai loro nidi o, peggio, disturbarli. Se uno di questi insetti vi ronza intorno o si posa su voi, non cercate di scacciarlo con gesti bruschi, ma restate immobili, in attesa che se ne voli via spontaneamente.

PRURITO

Può essere il sintomo di svariate malattie: autointossicazioni (come diabete, gotta, nefrite azotemica, ittero ecc.), intossicazioni alimentari, dermatosi infiammatorie (eczema, lichen planus, psoriasi ecc.), malattie parassitarie (scabbia, pediculosi, parassiti intestinali ecc.), malattie del sangue, (morbo di Hodgkin, anemie ipocrome ecc.), avitaminosi (A, B2, C), insufficienze ormonali, neuropatie, stati ansiosi, isterici, ossessivi.

Il prurito può essere anche il sintomo di infiammazioni o di allergie della pelle provocate da caldo, freddo, saponi, detersivi, profumi, cosmetici, pomate, indumenti di fibre sintetiche.

Oppure è legato a stati particolari come gravidanza, menopausa, senilità.

La terapia consiste anzitutto nell'eliminazione delle cause, quando è possibile individuarle.

Comunque, cercare di evitare il grattamento, che può aggravare e complicare l'irritazione cutanea.

Dieta priva di grassi, alimenti conservati, formaggi fermentati, crostacei e frutti di mare, tè, caffè e alcool. Limitare i bagni, usare sapone neutro, evitare i profumi.

Nel prurito generalizzato, se c'è secchezza della pelle, niente sapone, solo bagni tiepidi seguiti da applicazioni di talco mentolato o di alcool mentolato o di pomate acquistate dietro prescrizione medica.

Forte prurito si ha anche nell'orticaria, caratterizzata da eruzione cutanea di colorito variabile dal rosso al biancastro, talora con febbre, nausea, vomito, diarrea. Spesso l'orticaria è un sintomo di allergia provocata da cause molteplici come alimenti, tossine batteriche, freddo, caldo, luce, medicinali.

La terapia consiste anzitutto nell'individuare ed eliminare l'antigene, ossia l'agente fisico, chimico o biologico che ha provocato la sensibilizzazione allergica.

Se l'orticaria tende a sparire spontaneamente o persiste, sono comunque utili bagni parziali o totali, freschi o molto caldi, meglio se addizionati con amido (500 g. per bagno) o con ammoniaca (30 g. per bagno) o con aceto (1 litro per bagno) o con crusca (500 g. per bagno in un sacchetto immerso).

REUMATISMI

Il reumatismo articolare è una infiammazione delle articolazioni che, nella forma acuta si arrossano, si gonfiano e poi diventano dolorose. La malattia, di origine infettiva, è preceduta o accompagnata da angina (infiammazione della gola), sinusite, otite a cui si associano febbre irregolare a 38°-39° C, sudorazione profusa, inappetenza. Il reumatismo articolare acuto, favorito dal clima freddo e umido, colpisce soprattutto gli adolescenti.

Dura 2-3 settimane, scompare lentamente e può avere ricadute, oppure passare alla forma cronica. È particolarmente temibile perché può lasciare strascichi a carico del cuore (endocarditi e pericarditi) perciò richiede la chiamata urgente del medico per iniziare immediatamente la terapia.

Il malato deve stare in riposo assoluto a letto in una camera arieggiata ma non fredda e senza correnti per non raffreddare il suo corpo che è in continua sudorazione. Curare la pulizia del corpo e della bocca; provvedere al regolare svuotamento dell'intestino; permanenza a letto fino a completa scomparsa di tumefazioni articolari anche lievi; controllare il polso, il respiro e la temperatura durante la convalescenza.

Il reumatismo muscolare si differenzia dall'articolare perché è l'infiammazione di muscoli a causa del freddo umido, lesioni o alterata nutrizione delle fibre muscolari, malattie infettive (sifilide, blenorragia ecc.). Il reumatismo muscolare è favorito anche dall'obesità, dalla gotta, dal diabete, dall'uricemia. Provoca dolore spontaneo e nei movimenti; può dare anche febbre. Sono colpiti specialmente i muscoli del collo (torcicollo), della regione lombare (lombaggine), intercostali e della spalla.

La cura si fonda sul riposo, sulla somministrazione di aspirina, applicazioni locali calde (panni caldi, borsa di acqua calda, cataplasmi, termoforo), linimenti con sostanze revulsive e calmanti. Si tratta però di una terapia sintomatica, nel caso che non sia possibile individuare l'origine del reumatismo muscolare. Se invece viene trovata, la cura va diretta contro la malattia causale. In generale, gli individui soggetti a reumatismo muscolare devono evitare gli sforzi, il freddo umido, l'uso eccessivo di carne, le spezie e l'alcool.

SHOCK TRAUMATICO

È un pericoloso stato di depressione generale che si manifesta in seguito a forti traumi. Può essere immediato, ma più spesso appare pochi minuti dopo l'incidente; a volte dopo alcune ore o addirittura a distanza di giorni.

Le cause più frequenti sono traumi accidentali al cranio, al torace, all'addome, contusioni larghe e profonde, fratture multiple, vaste ferite, gravi emorragie, ustioni estese, congelamenti, avvelenamenti, forti emozioni.

La comparsa dello shock è favorita e aggravata dal dolore, dalla paura, dalla stanchezza, dal freddo.

Nei casi lievi, lo shock si riduce a uno stato transitorio di malessere generale.

Negli altri casi, che se non curati con la massima urgenza hanno talvolta esito mortale, si hanno i seguenti sintomi: l'infortunato, spesso in agitazione subito dopo l'incidente, diventa inerte, apatico, ma resta cosciente; la pelle è pallida, fredda (soprattutto alle mani e ai piedi), umida di sudore, le labbra e le unghie sono bluastre, le pupille dilatate e con scarsa reazione superficiale, il polso piccolo, frequente, irregolare, la respirazione superficiale e un poco accelerata, la temperatura e la pressione inferiori al normale.

Il traumatizzato che manifesta i primi sintomi di shock deve essere trasportato al più presto in ospedale.

Nell'attesa, adagiarlo in posizione orizzontale e metterlo a riposo evitando rumori e agitazioni, confortarlo, slacciargli colletto, polsini, cintura, tenerlo con la testa bassa e le gambe più alte del resto del corpo; se ha vomito, voltarlo da un lato per impedire l'aspirazione in trachea del materiale vomitato; mettergli una borsa di acqua calda sulle mani e sui piedi, una coperta di lana sul corpo; se è in grado di bere dargli caffè forte, alcoolici in piccola quantità, bevande calde o semplicemente acqua a piccoli sorsi.

Se è fratturato, immobilizzare provvisoriamente i monconi ossei; se l'infortunato ha anche perdita di sangue, farla cessare con la compressione oppure con l'applicazione di un laccio secondo le istruzioni contenute nella voce Emorragie.

SINGHIOZZO

È una contrazione del diaframma provocata da irritazione centrale o periferica del nervo frenico.

Se fugace o intermittente, il singhiozzo non riveste gravità né urgenza.

Ma può sopravvenire ad attacchi perfino di 100 e più al minuto, prolungarsi per ore e addirittura per giorni, associarsi a vomito, impedire l'alimentazione e il sonno.

Le cause del singhiozzo possono essere riflesse:

per irritazione della zona inferiore dell'esofago in seguito a ingestione di sostanze eccessivamente calde o fredde o irritanti; per abuso di alcool o di nicotina;

per aerofagia o per spasmo dell'esofago;

per gastriti, enteriti, appendiciti, peritoniti.

Vi sono poi le cause che provocano direttamente l'irritazione al nervo frenico: pleurite diaframmatica pericardite, uremia, meningite, epilessia, diabete ecc.

E vi sono pure cause psichiche: psicosi, nevrosi isterica, shock emotivi.

Esistono svariati metodi empirici per far cessare il singhiozzo:

trattenere il respiro con il capo rovesciato all'indietro, il più a lungo possibile;

respirare profondamente, 40-50 volte al minuto;

annusare sali aromatici;

tirare la lingua o premerla con il manico di una posata.

Utili possono essere:

la somministrazione di pezzetti di ghiaccio;

la ingestione rapida di acqua;

il piegarsi sulle gambe in modo da premere sul diaframma;

la pressione sui bulbi oculari; l'applicazione di ghiaccio sul collo;

l'applicazione di una borsa di ghiaccio, o all'opposto di acqua calda, sullo stomaco.

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STITICHEZZA

O stipsi, consiste nel ritardo o nella difficoltà nell'evacuazione delle feci, o in una evacuazione insufficiente. La frequenza delle evacuazioni è variabilissima da un individuo all'altro: essa dipende dalle abitudini personali, dalla qualità e dalla quantità degli alimenti ingeriti e dallo stato emotivo dell'individuo. Alcuni hanno 2-3 evacuazioni al giorno senza che si possa parlare di diarrea; altri una sola ogni 2-3 giorni senza che si possa parlare di stitichezza.

La stitichezza può essere transitoria (degenza prolungata a letto, malattie infettive del fegato e delle vie biliari, coliche appendicolari, epatiche, renali, ecc.) oppure cronica (vita sedentaria, scarsità di alimenti liquidi o di quelli ricchi di cellulosa, abitudine di non evacuare quando se ne avverte lo stimolo, disturbi psichici, distonia neurovegetativa, lesioni anali dolorose, gravidanza).

La stitichezza provoca inappetenza, alito fetido, accumulo di gas nell'intestino, aggrava le emorroidi e le ragadi anali, è accompagnata da disturbi generali prodotti dall'assorbimento delle sostanze tossiche trattenute, le quali agiscono sul sistema nervoso e sul sangue (cefalea, vertigini, pallore della pelle, astenia, a volte febbricola eccetera), peggiora i disturbi neuropsichici, può complicarsi in colite con alternanza di stitichezza e diarrea.

Molto numerosi sono gli stitici cronici i quali aggravano il loro disturbo facendo uso di lassativi a dosi sempre crescenti. Infatti i lassativi sono sostanze più o meno irritanti le quali, a lungo andare, provocano gastriti, enteriti, coliti e molti disturbi secondari che lo stitico attribuisce erroneamente alla stitichezza: perciò egli aumenta la dose dei lassativi e, perseverando così nell'errore, entra in un circolo vizioso che è difficile interrompere.

Per curare la stitichezza bisogna anzitutto correggere la dieta aumentando la quantità di cellulosa (verdura e frutta in abbondanza), riducendo al minimo la pasta, le patate, il riso, la cioccolata, bevendo con una certa abbondanza a cominciare con un bicchiere di acqua alla mattina a digiuno. Giovano anche le passeggiate, la ginnastica, gli sport. Inoltre è necessaria la rieducazione, cioè lo stitico deve tentare di evacuare, anche se non ne sente lo stimolo, a ora fissa, preferibilmente dopo i pasti utilizzando, se necessario, una supposta di glicerina per stimolare il riflesso di evacuazione.

Lassativi e clisteri devono essere aboliti. Tuttalpiù si può fare uso, temporaneamente, di un cucchiaio di olio d'oliva al mattino a digiuno. La frutta cotta (in particolare i fichi e le prugne secche lasciati macerare durante la notte) consumata al mattino a digiuno è spesso efficace.

SUPPURAZIONE

È la produzione di pus in conseguenza di una infezione da germi della suppurazione (stafilococchi, streptococchi) in lesioni della pelle, foruncoli eccetera, che può formare ascessi (raccolte di pus) sottocutanei (flemmone, patereccio, ecc.) oppure dei linfonodi (adenite suppurativa) della mascella (spesso per malattie dei denti), delle tonsille, delle articolazioni, della pleure ecc. Sintomi di suppurazione sono rossore, calore, tumefazioni, dolore, lesa funzionalità dell'organo, febbre remittente. Se resta allo stadio iniziale, la suppurazione può venire riassorbita spontaneamente. Ma il più delle volte forma un ascesso che in pochi giorni è maturo e si svuota in seguito a ulcerazione, oppure deve essere inciso.

La somministrazione di antibiotici (su ricetta medica) spesso è sufficiente per fermare la suppurazione. Come primo provvedimento, si può ricorrere all'applicazione di impacchi caldo-umidi o a bagni locali con una soluzione di permanganato di potassio. Una complicazione temibile è la pioemia, cioè la penetrazione nel sangue di pus. I sintomi sono febbre alta intermittente, sudorazioni profuse, sonnolenza, respiro superficiale, tachicardia, vomito, diarrea. Se poi i germi della suppurazione penetrano nel sangue e si moltiplicano, provocano la setticemia portando l'infezione a tutto l'organismo. I sintomi sono eguali a quelli della pioemia, con la differenza che si ha febbre alta di tipo continuo. La cura della pioemia e della setticemia, che deve essere iniziata d'urgenza, consiste nella somministrazione di antibiotici ad alte dosi, sieri, vaccini, sulfamidici e altri provvedimenti terapeutici che devono essere sempre decisi dal medico.

L'ascesso è una raccolta di pus provocata dalla penetrazione di germi della suppurazione (stafilococchi, streptococchi, ecc.) attraverso ferite, iniezioni con ago o liquido non sterile, oppure proveniente da altre parti del corpo (denti, tonsille, mammelle, articolazioni, pleure, ecc.).

Sulla parte nella quale va costituendosi una raccolta purulenta si notano i segni dell'infiammazione e cioè rossore, calore, tumefazione, dolore, funzionalità ridotta. Si notano spesso anche sintomi generali con febbre e malessere.

L'evoluzione naturale dell'ascesso comune (ossia di quello sottocutaneo) è verso la guarigione spontanea perché la raccolta di pus tende a salire in superficie e aprirsi all'esterno. La si può facilitare con compresse caldo-umide o con bagni locali in una soluzione di permanganato di potassio. Oggi la cura più rapida è fondata sull'azione degli antibiotici o, se l'ascesso è in fase avanzata, sull'incisione chirurgica.

Finora si è parlato dell'ascesso acuto o caldo; esiste però anche l'ascesso cronico o freddo, prodotto da lesione ossea tubercolare e che tende a raggiungere la superficie cutanea per aprirsi all'esterno con formazione di una fistola. La raccolta di pus (che ha caratteri del tutto differenti da quelli dell'ascesso caldo) si forma in modo lento e subdolo, senza fenomeni appariscenti e senza dolore. Anche la cura è differente: l'ascesso freddo non va mai inciso, ma il medico provvederà a estrarre il pus con una siringa e a immettere nella cavità ascessuale un farmaco adatto. L'ascesso freddo può complicarsi se viene infettato da germi della suppurazione.

L'adenite, è l'infiammazione, causata generalmente da una ferita infetta, di un linfonodo che diventa gonfio, duro, mobile, dolente. La febbre può essere assente oppure manifestarsi in grado modico o elevato. È più facile che l'adenite si risolva spontaneamente, e ciò può essere facilitato applicandovi impacchi caldo-umidi. L'adenite può complicarsi con la suppurazione, egualmente curabile al principio, con impacchi caldo-umidi. Comunque è meglio cercare la porta di entrata dell'infezione, se non è evidente, allo scopo di curarla. Se l'infiammazione o la suppurazione sono forti, la febbre elevata e lo stato generale perturbato, è opportuna la visita medica. L'adenite è più frequente nelle ghiandole del collo, dell'ascella e dell'inguine e provoca difficoltà di movimento della testa, delle braccia e delle gambe. Un tipo particolare di adenite è quella tubercolare che decorre lentamente e, di solito, senza febbre.

La cefalea e l'emicrania

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